venerdì 8 maggio 2020

Le sociologie Critiche Statunitensi


All'interno delle teorie del conflitto possiamo trovare anche cosiddette "sociologie critiche" nordamericane che spesso sono nate come una risposta alla tendenza dell'opinione pubblica statunitense a rappresentare in termini idealizzati la propria realtà sociale. Con questo si indicano gli studi sulla società statunitense condotti da diversi autori in un arco di tempo che va dal periodo della grande depressione fino alla fine degli anni 50, volti a demistificare l'immagine idealizzata che gli Stati Uniti davano di sè  all'opinione pubblica mondiale: ovvero quella di un paese libero e democratico in grado di offrire a ognuno opportunità di crescita di realizzazione.
I sociologi convinti di una realtà ben diversa cercano degli elementi di criticità.

Gli studi dei Lynd


Nel 1929 Robert Lynd scrive un libro, raccogliendo i dati, essi mostrano come la vita sociale in tutte le sue forme era manipolata in funzione degli interessi economici dominanti e come era evidente il contrasto fra la vita dei ceti benestanti e quella delle fasce sociali più povere.
C'è anche un altro studioso che si chiama David Riesman che, nel 1948 ha pubblicato un libro in cui tratteggia quello che ,a suo giudizio, è il tipo umano prevalente nella moderna società occidentale: l'individuo eterodiretto, affrancato dal potere della tradizione e del passato ma incapace di autodeterminarsi liberamente, perché massificato, spersonalizzato, bersaglio dei messaggi dei mezzi di comunicazione e inadatto a relazionarsi agli altri se non nella forma dell'"agglomerazione" implicata dalle pratiche del consumo.

L'analisi di Wright Mills

In seguito un altro sociologo è Charles Wright Mills che nella sua opera offre un quadro disincantato della società statunitense, denominata dal potere dei grandi gruppi finanziari e militari e industriali, che dettano legge della stessa politica. In un'altra opera, l'oggetto dell'analisi dell'autore è la classe media americana, così chiamata in opposizione "colletti blu" , cioè ai membri della classe operaia. Si tratta di un certo in netta espansione, incapace secondo lo studioso, di produrre autonomamente idee, creatività, progettualità e quindi gli individui che vi appartengono non hanno altra cultura se non quella della società di massa che gli ha modellati e li manipola per fini a essi estrani, cullandoli nell'illusione di un benessere o di un prestigio sociale che in realtà non possedevano.

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Domande

P. 324 1. Quale impostazione “classica condividono le socologie comprendenti?  L'espressione sociologie comprendenti risale a Max Web...